Se, come me, avete provato a cercare il golf nella programmazione dei Giochi Paralimpici di Parigi 2024, vi sarete probabilmente chiesti: “Perché il golf non è incluso?”
La risposta, pur logica, sorprende: il golf non è ancora approdato ai Giochi Paralimpici perché manca un sistema internazionale di classificazione uniforme che permetta di valutare equamente le diverse disabilità degli atleti. Questo processo, intricato e articolato, richiede che tutte le federazioni sportive si adeguino alle categorie di disabilità stabilite dal Comitato Paralimpico Internazionale.
In Italia, il golf paralimpico ha trovato riconoscimento nel 2013 come disciplina sportiva associata del Comitato Italiano Paralimpico (CIP), sotto l’egida della Federazione Italiana Golf. Quest’ultima promuove l’inclusione, offrendo opportunità attraverso un sistema di classifiche e meriti annuali dedicati. Il golf, infatti, si distingue per la capacità di mettere in campo atleti disabili e normodotati in condizioni di equità, grazie a innovazioni come la carrozzina Paragolfer per chi ha problemi di mobilità e i dispositivi sonori per giocatori non vedenti.
Sebbene il golf non sia ancora nel calendario dei Giochi Paralimpici, esistono tornei inclusivi come l’Open d’Italia Disabili e il G4D Tour, che permettono agli atleti paralimpici di competere sugli stessi percorsi dei professionisti normodotati.
Il cammino verso l’inclusione è avviato, e c’è speranza che un giorno il golf conquisti il suo posto anche ai Giochi Paralimpici. Campioni come Tommasso Perrino o Issa Nlareb sarebbero stati felici di partecipare.